I programmi di Acudetox proposti in carcere sono i più difficili da avviare a causa dell’estrema difficoltà della vita carceraria e le complessità organizzative.
Nonostante ciò, attualmente in Svezia dal 1999 sono offerti programmi di Acudetox in tutti i carceri Svedesi con l’obiettivo di ridurre non solo l’uso di sostanze illegali all’interno del carcere ma anche l’abuso di farmaci ansiolitici e ipnotici, riducendo lo stress, la tensione muscolare, cravings, l’ansia, migliorando la cooperazione, il benessere e lo stato psicologico.
Vedi lo studio “Auricular-agopunture in Swedish Prisons”
Anne Bermann per Swedish National Prisons and Probation Amministration 10/1999.
In Inghilterra, Acudetox é attualmente offerta in 50% dei carceri allo scopo di ridurre l’uso di sostanze illegali e legali al suo interno. Da diversi anni l’amministrazione carceraria ha accertato che la droga esiste in carcere nonostante tutte le precauzioni e di conseguenza applica programmi di Acudetox con l’obiettivo di ridurne la richiesta. Eliminando i sintomi di astinenza, cravings e migliorando il benessere e lo stato psico-sociale in carcere si ottiene più accettazione e meno aggressività in una situazione socialmente così difficile.
Dal 1998 nel carcere JVA1 Hamburg-Fuhlsbuttel, Acudetox offre un nuovo approccio ai problemi di salute e aggressività collegati all’abuso di sostanze. Servizi sanitari carcerai hanno riscontato meno richieste di benzodiazepine o un riduzione del dosaggio metadonico sui pazienti.
I risultati finora sono stati quelli di ridurre lo stress, l’ansia, cravings e i dolori, migliorando la qualità del sonno con un applicazione di programmi Acudetox in media 2 volte alla settimana.
Vedi Dott. Ralf Rabin, 4th European Conference of Drugs and HIV/AIDS Services in Prison. Hamburg 25/11/2000.
Acudetox é al momento offerta giornalmente a Milano in un programma del carcere di San Vittore.
Per informazioni contattare U.O. Area Penale Tossicodipendenze ASL Città di Milano. tel 0289400893
Dal giugno 1989 è iniziato a Miami un programma di recupero che è stato proposto come alternativa al carcere a quanti sono arrestati per reati connessi alla droga purchè non si siano resi responsabili di reati come violenza grave o spaccio. A causa della gravità e dell’alto numero di reati commessi sotto l’influenza di o per procurarsi cocaina/crack e l’impossibilità del sistema giudiziario nello svolgere la sua funzione si è formato il primo Tribunale delle Droghe. Nella Drug Court un giudice coadiuvato da un team di assistenti sociali, offre la possibilità di assistenza terapeutico/sociale in alternativa alla progressione del reato. Chi viene arrestato viene portato a una Drug Court in cui viene esaminato il suo caso insieme alle verifiche periodiche degli altri aderenti al programma. Il personale della corte (giudice, difensore pubblico, ufficiali giudiziari) costituisce un team affiatato che cerca di fare una proposta comprensibile e accattivante. Se il detenuto aderisce al programma non va in carcere, ma viene portato fisicamente/immediatamente in un centro di trattamento dove si sottopone alla prima seduta Acudetox.
Questo primo programma è stato l’inizio di una rivoluzione su come si può interagire fra diversi servizi: polizia, tribunale, presidi terapeutici e sociali, per ottenere un vero aiuto a misura dell’uomo. Da questa esperienza iniziale fino ad oggi in USA sono stati creati oltre 350 Tribunali della Droga che offrono una vera alternativa al carcere.
L’esperienza italiana è iniziata nel 1998 con l’unico programma che offre Acudetox con la collaborazione del pretore di Milano (Ambulatorio Acudetox, ASL Città di Milano, U.O. Area Penale Tossicodipendenze, via Conca del Naviglio 45, Milano).
La difficoltà giuridica, in altri paesi europei, di offrire un’alternativa al carcere, ha promosso una vera ondata di richieste e di offerta di Acudetox in carcere. In Inghilterra e Svezia oltre 90 istituti carcerari offrono agopuntura Acudetox per trattare i sintomi di astinenza acuta nei nuovi detenuti e i sintomi persistenti post acuti negli altri.
E’ accertato che le droghe arrivano in carcere, nonostante tutte le precauzioni; deve essere quindi offerto un aiuto per smettere l’uso o rifiutare in un ambiente così difficile.