DISINTOSSICAZIONE E GRAVIDANZA

“Ogni bambino un panierino” dicevano i nostri vecchi ad indicare che ogni nuovo nato venendo al mondo portava in dono anche il necessario per vivere: un lavoro, una casa, il recupero di rapporti affettivi perduti.

Sta di fatto che la gravidanza è spesso un’occasione per crescere ed assumersi responsabilità.

Per una tossicodipendente poi può essere una grande, unica e irripetibile opportunità di uscire dalla droga. L’abuso di sostanze in gravidanza è associato a seri problemi sia per la madre che per il figlio inclusi la morte neonatale e l’AIDS. Quella vita che cresce dentro può stimolare il senso di responsabilità e tenere a bada se non annullare gli istinti di morte e autodistruzione.

Negli USA sono emerse due tendenze.

Un approccio punitivo: la donna viene isolata socialmente quando non viene perseguita come criminale. Il che la scoraggia dal chiedere cure in gravidanza: entra in “clandestinità” e da sola riesce difficilmente a mantenersi “pulita” evitando le ricadute. La carcerazione e la separazione dal figlio alla nascita non favoriscono l’instaurarsi di un rapporto affettivo tra madre e figlio.

In alternativa c’è la presa in carico della gravida in strutture custodite per permettere la disintossicazione e l’astinenza da sostanze nel periodo che precede il parto.

Perciò è importante trovare un metodo che permetta la disintossicazione in tempi relativamente brevi senza effetti indesiderati sul feto.
Infatti alcol, eroina, cocaina ed amfetamine, nonché psicofarmaci e marijuana possono provocare nel feto alterazioni tumorali e malformazioni, e comunque hanno effetti negativi sul suo sviluppo (ritardano la crescita intrauterina, provocano nascite premature di neonati sottopeso e con tendenza ad ammalare) oltre al rischio di crisi di astinenza nel neonato coi problemi correlati.

Ma anche le sostanze come il Metadone usate nei programmi di disintossicazione da eroina non sono esenti da questi effetti collaterali. Inoltre sempre più spesso si fa uso di più sostanze contemporaneamente (eroina, coca, alcol, psicofarmaci nonché nicotina) e questo complica ulteriormente le cose in quanto non esistono antagonisti chimici plurivalenti.

Perciò è importante trovare un metodo che permetta la disintossicazione in tempi relativamente brevi senza effetti indesiderati sul feto.

Acudetox è un supporto globale: permette alla donna di disintossicarsi senza fatica e senza rischi per il feto/neonato, evita ogni atteggiamento punitivo nei confronti della madre ma anzi l’aiuta a recuperare la stima di sé, a costruire un rapporto col figlio e, grazie alla terapia di gruppo, ad uscire dall’isolamento.

Acudetox inoltre può essere utilizzato per trattare le crisi di astinenza del neonato: in questo caso sui punti dell’orecchio vengono posti dei semi a permanenza che la madre periodicamente stimola. E anche questo può essere per la madre un’occasione di crescita del rapporto d’amore col figlio.
In USA c’è una lunga esperienza: solo nel Lincoln Hospital di New York (South Bronx), il centro che ha messo a punto il protocollo, sono state trattate 1500 donne tossicodipendenti che nel 90% dei casi hanno partorito libere da droghe. In Italia per ora sono stati trattati pochi casi isolati, ad esempio nel Sert di Pavia i risultati su tre donne in trattamento con metadone a scalare (2) e psicofarmaci (1) sono stati incoraggianti.